EDITORIALE |
||
L’eco e l’ombra
|
Dallo spazio del “piccolo movimento” fisico fino allo spazio dello spostamento “virtuale” (infinitamente più vasto), l’eco evidenzia i suoi enigmatici dialoghi, di cui dobbiamo decifrare la sintassi. Si tratta di spazi nuovi, che scardinano le definizioni fisiche, acquisiscono per natura una permeabilità di fronte a qualunque linguaggio e assorbono i “nuovi tempi” nel loro ipnotico funzionamento. Una nuova connessione a un “vicinato” accessibile, piacevolmente prossimo, “alla portata” di una più vasta moltitudine di fruitori di spazi “altri”; si tratta di una prova di collegamento mentale che contribuisce ad allargare la visione umana, unendola indissolubilmente a un ambiente affascinante e differenziato. Ecco formarsi un’ inaspettata ‘connessione’: quella dell’infinito spazio virtuale con lo spazio percettivo più intimo dell’individuo, quello fatto dei desideri, dei sogni, delle attese, del mondo immaginifico. Crediamo all’ipotesi di una grande nuova forma collettiva di relazione e con essa a una nuova sensibilità come valore “empatico”: comunicazioni di uno “spazio collettivo” che ha per essenza naturale la proprietà di vibrare e quindi di comunicare con particolare risonanza, generando un insieme di nuove “prossimità”, di luoghi commutabili. I flussi d’informazioni generano metaforiche gallerie del vento, dove l’interattività, modella identità complesse partecipi di una grande macchina pensante.
Mariapia Ciaghi |