Quando osserviamo un  oggetto di vetro ci colpisce prima di tutto la sua fragilità, delicatezza
              e apparente  inconsistenza. Dobbiamo invece andare oltre l’apparenza e, attraverso  un’analisi più
              profonda, pensare alla  forza, resistenza e durezza di questo materiale. 
              Per non parlare poi delle  altre qualità: la primitiva malleabilità, l’impenetrabilità, la salubrità
              e l’indiscussa utilità.  Se infine indaghiamo l’aspetto storico-artistico scopriamo un universo di
              forme e tecniche che si  sono susseguite nei secoli ed hanno consacrato le creazioni di vetro ad
              un livello di opere  d’arte, vere e proprie icone del design internazionale. 
              Queste sono le sensazioni  che si sono alternate e mi hanno accompagnato nella mia visita al
              Museo del Vetro di  Riihimäki , cittadina nel sud della Finlandia. Mentre mi inoltravo nel vivace e
              multiforme mondo del  vetro il mio atteggiamento variava lentamente, subivo quello che gli addetti ai  lavori chiamano “il fascino del vetro”, ero ammagliata dalle forme, dai colori,  dall’originalità, ma anche dalla concretezza ed energia che erano alla base di  ogni singola opera. 
              Un rilevante stimolo al  mio interesse è stato dato dal direttore del museo, Dott. Heikki
              Matiskainen che con  grande disponibilità ha risposto alle mie domande. 
            Sarpaneva Kajakki  
              Dopo alcuni accenni sul  museo, che è stato ideato da Tapio Wirkkala e dal 1980 è situato in un antica  fabbrica per le attività vetrarie, il mio interlocutore ha tracciato una breve  storia delle tecniche del vetro.La più antica e interessante, ma anche la più  attuale a livello artigianale, è la soffiatura del vetro che è rimasta  invariata per duemila anni anche se si è arricchita di nuove tecniche  provenienti dall’Italia come la filigrana, l’incalmo e il pezzato. Nella più  recente produzione del vetro cavo o piano troviamo le tecniche della colata,  stampaggio,laminazione e filatura oltre a numerose varianti, che permettono la  produzione di oggetti in modo più veloce e a costi più bassi, unendo l’uso di  macchinari  all’indispensabile manualità  e creatività dell’uomo.  
              Originali e molto attuali  in una visuale ecologicamente proiettata verso il futuro sono le moderne
                tecniche di riciclo del  vetro attuate in Finlandia. Tagliando, frantumando e raffinando il vetro
                riciclato, attraverso una  cosiddetta tecnica “a freddo”, si creano nuovi oggetti.  
                Sollecitate dalle mie  domande, le considerazioni del direttore svelano aspetti molto interessanti
                che riguardano gli  influssi fra l’arte vetraria veneziana e finlandese. Nonostante la notevole  lontananza si sono ritrovate tracce evidenti nei reperti, datati 1681, della  prima fabbrica vetraria di Uusikaupunki. Durante il Rinascimento il vetro  veneziano ha avuto il suo momento di splendore in tutta Europa, ma è solo dal  1920 con Paolo Venini che si attua un vero interscambio culturale fra artisti,  architetti e designer delle due nazioni. Le Triennali di Milano degli anni ‘50  consacrano un periodo d’oro, le relazioni continuano nei decenni e interessano  nomi famosi come: K. Frank, T. Wirkkala, T. Sarpaneva, G. Ferro, F. Poli e A.  Jacobino. 
                Numerose sono le mostre  itineranti che consolidano questo dialogo artistico e la prossima estate si  svolgerà “ Finns at Venini”.  
                Al piano terra vengono  mostrate tutte le tecniche della lavorazione del vetro dai tempi antichi
                fino ai nostri giorni,  compresa la soffiatura, la produzione meccanica e le tecniche di decorazione. 
                La storia del vetro è  trattata in modo preciso e scrupoloso, si risale fino alla Tectite originata da
                eruzioni vulcaniche che,  solidificandosi senza cristallizzare, formavano naturalmente tale “pietra
              di vetro”. Dagli Egiziani  ai Fenici, fino alle popolazioni del bacino mediterraneo, la conoscenza del  vetro si estende al Nord Europa e diventa un’arte che origina un materiale  indispensabile alla vita quotidiana delle popolazioni. 
               Proprio all’impiego  domestico e industriale del vetro è dedicata la sala centrale del primo piano. 
                Si va dalla grande  varietà di forme e dimensioni delle   prime bottiglie del 1600, al 1800, alla standardizzazione seguita  all’automatismo del 1930 che determina un incremento nell’impiego del vetro  negli oggetti casalinghi, nel settore chimico, farmaceutico e  conserviero-alimentare. 
                La sala dedicata al  design è divisa in due sezioni che riguardano i manufatti industriali e il  vetro d’arte, è quindi il luogo dove si esprimono  maggiormente le peculiarità della nazione. 
                Gli artisti da citare  sarebbero infiniti, mi limito ad Alvar Aalto   che con il vaso Savoy  è uno dei  simboli indiscussi del design finlandese. L’insolita e sinuosa forma, ispirata  dalla natura finlandese e  dalla miriade  di laghi , è conosciuta in tutto il mondo ed esprime il concetto di semplicità  e creatività allo stato puro. Alla fine della mia avventura nel mondo del vetro  mi sono immersa e persa nella purezza ed essenzialità delle forme, che sono  intimamente connesse con il paesaggio finlandese e lo evocano nei suoi  molteplici aspetti. 
              In queste opere  ho ritrovato la “finlandesità”  fatta di concretezza, semplicità, tenacia e  austerità, doti umane e artistiche inscindibili da questo popolo. 
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