Debussy, musicista delle acque

Francesco Spampinato

 

 

 

 

 

 

 

“Debussy”

La mia ombra va silenziosa
sull'acqua del canale.
Nella mia ombra le rane stanno
private delle stelle.
L'ombra scaglia sul mio corpo
riflessi di cose immote.
La mia ombra va come immensa
zanzara color viola.
Cento grilli vogliono dorare
la luce del canneto.
Una luce nel mio petto nasce
dal canale riflessa.
(da Romancero Gitano) Federico Garcia Lorca

 

 

 

 

Il desiderio di ritrovare l'unità perduta con il mondo, di percepire la dimensione di mistero dell'ambiente che circonda l'uomo e ricostruirne le vibrazioni profonde pervade la sensibilità di Claude Debussy (1862-1918). "La musica è una matematica misteriosa -scrive il musicista francese- i cui elementi partecipano dell'Infinito. Essa è responsabile dei movimenti delle acque, del gioco delle curve descritte dalle mutevoli brezze; niente è più musicale di un tramonto". L'empatia con il mondo e i suoi elementi lo rende capace di riprodurre l'incanto che si cela anche nei fenomeni più comuni. Egli si immerge nello spettacolo, semplice ma al tempo stesso sublime, del lento planare di una foglia morta, del candido gelo di un paesaggio innevato, di un riflesso dorato deformato dalla superficie dell'acqua, dei gorghi percorsi dall'aria profumata della sera.
Fra le sostanze materiali che animano i fenomeni naturali, quella che pare esercitare un fascino del tutto particolare nei confronti del musicista è senza dubbio l'acqua, in tutte le innumerevoli forme in cui essa può presentarsi. L'acqua, elemento malinconico ma anche sensuale e fascinoso, evanescente e suggestivo, si faceva strada proprio in quegli anni nella poesia simbolista e nella pittura impressionista.
Fra i titoli suggestivi che Debussy ama apporre alle proprie composizioni si nota il proliferare di riferimenti a contenuti extramusicali legati alla natura e ad alcuni spettacoli che essa offre. Molti di questi titoli sono correlati alla variegata fenomenologia dell'elemento aereo, ma ancor più numerosi sono quelli legati all'immaginario acquatico: Le jet d'eau, La mer est plus belle, Jardins sous la pluie, Reflets dans l'eau, Poissons d'or, La cathédrale engloutie, Ondine, En bateau, Pour remercier la pluie au matin, Sirènes, La mer, De l'aube à midi sur la mer, Jeux de vagues, Dialogue du vent et de la mer.
I riferimenti all'acqua affollano i testi delle mélodies per canto e pianoforte che Debussy sceglie fra i componimenti di numerosi poeti simbolisti, fra cui Verlaine, Baudelaire e Mallarmé. Essa diventa metafora profonda del malinconico dileguarsi di ogni slancio vitale; nella inesorabile discesa del suo tropismo naturale essa diviene quello che Huysmans ha definito "elemento malinconizzante". "La musica di Debussy è molle, fradicia, sgocciolante", scrive Alberto Savinio. Densa e immobile è l'acqua che attraversa i primi accordi della Cathédrale engloutie, preludio per pianoforte. Questi suoni si muovono lenti, in una "brume doucement sonore" e danno volume alla materia musicale facendo risuonare la tastiera del pianoforte in tutta la sua estensione. Le ovattate sonorità iniziali si sovrappongono e lasciano appena filtrare i lontani rintocchi provenienti dalle campane sommerse della cattedrale di Ys. In Reflets dans l'eau la luce è scomposta in un pulviscolo di riflessi dorati, velata, di tanto in tanto, dal fascino inquietante della profondità. Nei tre "schizzi sinfonici" di La Mer ogni impulso energetico trova l'equilibrio nell'impulso analogo successivo, in un continuo spingersi e ricadere di onde che si inseguono senza sosta. Allo stesso modo gli ammalianti canti di Sirènes ci trascinano da una parte all'altra, in su e in giù, in un ipnotico e avvolgente viavai. Il mare, la fontana nel parco e l'acqua stagnante dei sotterranei del castello articolano la complessa simbologia della vita e della morte nell'opera Pelléas et Mélisande.
"Claude Debussy è il musicista delle acque dormienti e stagnanti," per Jankélévitch, "così come Claude Monet ne è il pittore; al pari dell'autore delle Ninfee, egli sorveglia i marezzi, le calme opalescenze e le iridescenze che tremolano sulla superficie a specchio dei vivai". Monet lavorava sulle variazioni e gli effetti di luce e, in modo specifico, sul riverbero e i riflessi nell'acqua. Lo studio dell'acqua offriva un pretesto per rappresentare masse informi animate solo dalla ricchezza delle sfumature.

 

 

 

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